G.A.P - Giulia Amandolesi psicologa

Immagina di ricevere un invito ad un aperitivo con dei colleghi per la prima volta.

Ti prepari, ma poco prima di uscire cominci a sentire agitazione: temi di dire qualcosa di sbagliato, di non sembrare interessante, di arrossire o tremare davanti a tutti.

Così, alla fine, inventi una scusa e resti a casa.

Succede più spesso di quanto pensiamo: molte persone provano imbarazzo in alcune situazioni sociali, anche se non lo dicono. Ma quando la paura del giudizio diventa intensa e costante, può trasformarsi in ansia sociale, un vero e proprio disturbo che abbassa la qualità della vita.

Cos’è l’ansia sociale?

L’ansia sociale (o Social Anxiety Disorder, SAD) è un disturbo d’ansia debilitante, caratterizzato da una paura persistente delle situazioni sociali. Questa paura nasce dal timore di essere giudicati negativamente dagli altri.

I sintomi dell’ansia sociale variano: arrossire, tremare, sudare, sentirsi osservati o bloccati.

Le situazioni temute sono svariate, e attività come parlare in pubblico, rispondere a una domanda o anche solo iniziare una conversazione possono diventare davvero difficili.

È importante distinguere questo disturbo dalla timidezza patologica, che è più legata al temperamento e generalmente meno invalidante. Chi è timido tende a rilassarsi una volta a proprio agio, cosa che non accade in presenza di un disturbo d’ansia sociale.

Cosa c’è dietro il disturbo d’ansia sociale

Non esiste una sola causa dell’ansia sociale: più fattori si intrecciano e si rinforzano a vicenda.

Dal punto di vista cognitivo, è centrale la paura del giudizio negativo. Chi ne soffre desidera apparire perfetto, ma teme costantemente di fallire. Si attivano pensieri disfunzionali legati al perfezionismo, all’eccessivo senso di responsabilità, e alla convinzione di “dover fare bella figura”.

Durante una situazione sociale ritenuta minacciosa, l’attenzione si sposta sul proprio corpo: le sensazioni fisiche (es. calore, battito accelerato, sudore) vengono interpretate come segnali visibili di imbarazzo, alimentando l’ansia.

A tutto ciò si aggiungono sintomi fisici come tachicardia, tremori, disturbi gastrointestinali, mal di stomaco o vertigini.

Perché è importante parlare di ansia sociale?

Parlare di questo disturbo è fondamentale: si tratta di una delle condizioni psicologiche più diffuse, seconda solo alla depressione e all’abuso di sostanze.

Negli ultimi anni, soprattutto dopo il COVID-19, si è registrato un aumento significativo dell’ansia sociale negli adolescenti e nei giovani adulti.

Nel contesto scolastico, questa forma di ansia può portare a rendimento scolastico compromesso, isolamento sociale e disagio relazionale. Purtroppo, spesso viene ignorata perché chi ne soffre tende a non dare “problemi” evidenti.

Anche in età adulta, il disturbo d’ansia sociale incide sulla sfera lavorativa e affettiva: aumenta il rischio di assenze, riduce la produttività e può compromettere le relazioni sentimentali e amicali.

Strategie per gestire l’ansia sociale nella quotidianità

Tra i trattamenti più efficaci, la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) offre strategie pratiche per superare l’ansia sociale. Eccone alcune:

  1. Normalizza l’ansia: comprendere che l’ansia è una risposta naturale aiuta ad accettarla senza giudizio.
  2. Individua i pensieri disfunzionali: metti in discussione aspettative irrealistiche o catastrofiche.
  3. Riduci i comportamenti di evitamento: esporsi gradualmente alle situazioni temute permette di sviluppare fiducia nelle proprie capacità.
  4. Allena le abilità sociali: migliorare la comunicazione, la postura, il tono di voce e l’ascolto attivo può rafforzare la sicurezza relazionale.

Riprendere il controllo e ritrovare sicurezza

Tutti abbiamo sperimentato la paura del giudizio almeno una volta. Ma quando diventa un ostacolo che ci isola o ci fa rinunciare a relazioni e opportunità, è il momento di chiedere supporto.

Con un adeguato percorso terapeutico, è possibile superare l’ansia sociale, migliorare la qualità della vita e ritrovare la libertà di esprimersi, senza sentirsi sempre sotto esame.

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