Figli di genitori emotivamente immaturi: la ferita di non essere visti

Le esperienze vissute da bambini e da adolescenti con i nostri genitori influenzano profondamente gli adulti che diventiamo.

Crescere con genitori emotivamente presenti, capaci di sintonizzarsi con i nostri bisogni, significa respirare amore, stabilità e fiducia. Ma quando questo manca, resta un vuoto difficile da colmare: la ferita invisibile di non essere mai stati veramente visti.

Radici fragili

Prima di esplorare le possibili conseguenze a lungo termine del crescere con genitori emotivamente immaturi, è fondamentale chiarire che cosa si intende con questa espressione.

Ecco alcuni comportamenti tipici di un genitore emotivamente immaturo:

  • Trattare proprio figlio come un confidente condividendo pensieri intimi, problemi di coppia o difficoltà che non lo riguarderebbero;
  • Delegare responsabilità lasciando che il figlio gestisca tensioni e scelte che dovrebbero riguardare solo gli adulti;
  • Reagire in modo impulsivo, creando un ambiente imprevedibile.

Queste dinamiche, spesso invisibili, possono insinuarsi nei gesti quotidiani e lasciare segni profondi: l’adultizzazione.

Adulti troppo presto

Crescere con uno o entrambi i genitori emotivamente immaturi lascia spesso un’impronta profonda, anche se non sempre visibile. Chi vive questa esperienza impara presto ad adattarsi, a “farsi grande” prima del tempo, mettendo da parte i propri bisogni per gestire quelli degli adulti.
Il risultato? Un’infanzia accelerata, in cui la sicurezza emotiva diventa un lusso e l’autonomia una necessità precoce.

Quando un genitore riversa le proprie difficoltà emotive sul figlio, quest’ultimo può sviluppare un senso di dovere: “salvarlo”. E così:

  • Si sacrificano i bisogni personali. Il desiderio di iscriversi a danza, a teatro o a qualche sport viene accantonato perché “ci sono cose più importanti”. Con il tempo si impara a ignorare i propri bisogni perché nessuno li ha mai davvero ascoltati;
  • Si reprime l’emotività. Quando mostrare emozioni significa turbare l’equilibrio già fragile della famiglia, ci si abitua a nasconderle;
  • Ogni gesto di autonomia diventa fonte di senso di colpa. L’indipendenza è percepita non come una conquista, ma come un abbandono e un tradimento. Il rischio è di restare fermi pur di non ferire;
  • Si diventa iper-responsabili per non dare fastidio e per non disturbare. Essere impeccabili diventa una strategia per non creare problemi. Così può nascere l’idea che l’affetto si merita solo se non si “dà fastidio” agli altri.

In questi contesti i ruoli si invertono: i figli diventano genitori dei propri genitori. A rafforzare queste dinamiche ci sono la manipolazione emotiva e il controllo psicologico. I confini personali saltano, l’indipendenza viene ostacolata e l’autonomia soffocata.

Tutto questo compromette la possibilità di costruirsi la base essenziale per un buon funzionamento adulto.

Strategie per rimettersi al centro

Se ti sei riconosciuto in queste dinamiche, sappi che non è mai troppo tardi per riscrivere la tua storia. Acquisire la consapevolezza di essere stati adultizzati è un primo importante passo. Con gli strumenti giusti è possibile tornare a occuparsi di sé.

Ecco alcuni spunti che potrebbero accompagnarti in questo percorso:

  • Impara a dire no senza sentirti in colpa. Mettere limiti significa pretendere rispetto verso se stessi;
  • Accogli le tue emozioni, anche quelle scomode. Puoi voler bene ai tuoi genitori e al contempo riconoscere ciò che ti ha ferito;
  • Coltiva i tuoi spazi. Dedica tempo a ciò che ti nutre. Fare ciò che desideri è un modo per ricordarti che ora scegli tu cosa ti fa stare bene;
  • Dai voce alla tua storia. Raccontareciò che hai vissuto è liberatorio. Puoi scrivere un diario, registrare una nota audio, aprirti con qualcuno di cui ti fidi o affidarti a un aiuto professionale. Mettere in parole il proprio vissuto lo renderà più gestibile.

Conclusione

Dopo la lettura di queste parole potresti aver trovato conferma che la tua infanzia ha avuto qualcosa di “diverso”, oppure potrebbe essere sorto il dubbio solo ora. Con questa consapevolezza potrebbero essere giunte emozioni forti: dolore, rabbia, confusione. È normale. Dare nome a ciò che si è vissuto non cancella il passato ma apre la possibilità di comprenderlo meglio e iniziare a prendersene cura. Ora puoi essere tu a scegliere.

Bibliografia

Dobrić, J., & Patrić, M. (2024). Parental emotional immaturity and its impact on child development: A systematic review. Developmental Psychology Review, 18(1), 23–39

Dobrić, T., & Patrić, A. (2024). The hidden face of parenting: emotional immaturity,SCIENCE International journal, 3(1), 145-148.

Gibson, L. C. (2015). Adult children of emotionally immature parents: How to heal from distant, rejecting, or self-involved parents. New Harbinger Publications.

Psicologa in formazione
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