Capita spesso di scambiare la calma con tristezza o vuoto, proprio perché siamo abituati a restare in uno stato costante di allerta.
Viviamo in una società che ci abitua a essere in movimento, sempre impegnati e stimolati. Fermarsi, a volte, può sembrare strano o addirittura sbagliato.
Riscoprire la calma non è sempre facile, ma è fondamentale per la salute fisica ed emotiva.
La sovrastimolazione avviene quando il sistema nervoso resta costantemente attivato, pronto a rispondere agli stimoli come se fossero emergenze continue. Se viviamo così a lungo, corpo e mente si abituano a essere sempre in allarme, rendendo difficile distinguere tra una minaccia reale e una preoccupazione interna. Quando finalmente cerchiamo di rilassarci proviamo disagio o inquietudine, perché il cervello ha imparato a interpretare la calma come insolita o improduttiva.
La sovrastimolazione può derivare dall’uso continuo di dispositivi digitali, ritmi lavorativi intensi e responsabilità familiari pressanti. In queste condizioni, il sistema nervoso simpatico (che ci prepara alle emergenze) è continuamente attivato, mentre il sistema parasimpatico (che gestisce il rilassamento) fatica ad attivarsi, mantenendo il corpo in costante tensione.
Dopo periodi intensi, in cui la mente è abituata a correre senza sosta tra impegni, stimoli e richieste continue, rallentare può generare una sensazione spiacevole.
Il silenzio sembra pesante, la calma assomiglia al vuoto, e spesso la interpretiamo come noia o tristezza.
Ma non è tristezza. È il sistema nervoso che sta cambiando ritmo.
Quando siamo sotto stress, il cervello si abitua a funzionare in modalità attacco-fuga, rilasciando ormoni come adrenalina e cortisolo. In quel ritmo accelerato ci sentiamo “vivi”, anche se stanchi.
Quando finalmente ci fermiamo, quella scarica costante si interrompe.
E ciò che sentiamo, in realtà, è il corpo che prova a tornare in uno stato di regolazione.
La calma è uno stato fisiologico di sicurezza e recupero, fondamentale per il benessere emotivo e fisico. Il problema non è la quiete, ma quanto siamo disabituati a tollerarla.
Riabituarsi richiede tempo, ma ne vale la pena: è proprio lì, nella calma autentica, che iniziamo davvero a sentirci meglio.
Imparare a riconoscere la calma per quello che è - uno spazio sicuro, rigenerante, pieno - è un atto di maturità emotiva.
Non sei triste solo perché ti fermi. Non sei vuoto solo perché c’è silenzio. Sei, semplicemente, in contatto con una parte di te che spesso trascuri: quella che non corre, non produce, non dimostra nulla.
Concederti momenti di quiete è un modo per riequilibrare il sistema, per ascoltarti davvero, per ricordare che non sei fatto solo di stimoli e movimento.
La calma non è una mancanza da riempire. È una risorsa da coltivare.
Bibliografia